Attività motoria, ponte tra le culture

Gli ultimi fenomeni migratori cui continuiamo ad assistere nel nostro Paese, oggi, ancor più di ieri, sollevano l’imponente ed importante questione del «se e come» sia possibile l’integrazione degli immigrati e dei migranti nella società italiana. L’Attività Motoria è una buonissima risposta: inserire nella quotidianità di bambini e adulti migranti programmi di attività sportiva è un prezioso strumento ed aiuto per far fronte a problematiche, dinamiche e difficoltà di integrazione e inclusione. Proprio da ciò scaturiscono i temi intorno ai quali si snoda la tesi di ricerca, il cui contesto di sperimentazione e campionamento è la polisportiva del doposcuola elementari dell’Arsenale della Piazza, presso l’Arsenale della Pace Sermig, nel quartiere multietnico di Porta Palazzo, Torino. I temi sono di carattere prevalentemente sociologico e psicologico e hanno come tanti files rouges intrecciati: il legame fra attività motoria e autostima nel bambino, il corpo e la sua valenza, lo sport come fenomeno sociale, i suoi aspetti portanti che ne fanno “campo neutro” ed eccezionale
facilitatone e mediatore di esperienze di integrazione ed inclusione. Il corpo è
di per sé pro-tensione verso il mondo, è suo punto d’appoggio, ed è lo strumento
primario con cui il bambino e l’essere umano hanno e fanno esperienza del
mondo in cui vivono. Questo concetto fa da base alla macro-tematica dell’elaborato: «Dual-identity & dual task». Uno studio sull’attività motoria come ponte per l’inclusione e l’integrazione degli stranieri in un contesto interculturale che ha come focus l’integrazione e l’inclusione di minori migranti stranieri, guardate come processi multidimensionali ed attuate attraverso l’attività motoria. Da un punto di vista più tecnico gli obiettivi specifici ci della ricerca sono stati: l’analisi di carattere multidimensionale dell’autostima percepita, attraverso lo strumento standardizzato del questionario e la valutazione e l’osservazione dell’interazione e influenza tra sfera cognitiva e motoria
in diversi compiti di dual task presentati come games ai soggetti della sperimentazione; la scelta di tali strumenti risiede nella correlazione fra autostima ed attività fisica motoria e sportiva, essa infatti ingloba il carattere motivazionale di per sé e aumenta il livello di endorfine: neurotrasmettitori detti «gli ormoni della felicità»; «dual», «duale», da dualis, duo:“di due, comune ad entrambi” (Etimo,2017), come recita anche il titolo stesso dell’elaborato, metaforicamente letto come senso di doppio, vario, «biunivoco». Tale concetto richiama già “l’essenza stessa” del bambino immigrato, il suo essere dual in tante condizioni dell’esistenza: nella lingua, nella comunicazione, nel modus operandi, nei processi di pensiero e di apprendimento, nei sistemi valoriali, etc.

Sara MOLINATTI

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