Libri: Mistica della carne

Fabrice Hadjadj, convertitosi al cattolicesimo dopo un’intensa ricerca, è saggista, filosofo, poeta e insegnante-direttore presso la scuola universitaria Philanthropos di Friburgo in Svizzera. Ogni sua opera è tesa alla scoperta che tutto rivela l’esigenza di Dio nel cuore dell’uomo; e Mistica della Carne ne è ulteriore conferma.

Attraverso l’uso intelligente e avvincente dell’ironia e della provocazione mai fine a se stessa, il filosofo francese dimostra, fin dai primi capitoli, che oggi in realtà non si sa più quale sia lo scopo del sesso, nonostante l’ipersessualizzazione che imperversa nel mondo. In dichiarazioni importanti come quella dell’OMS o di una legge olandese si proclama semplicemente che è piacere. In questo quadro edonistico, per un verso la

Mistica della carne

Mistica della carne

Chiesa appare contro il sesso: la Madonna è vergine, Gesù è celibe, ecc.; per un altro il sesso si riduce ad una tecnica (intesa come tecnica del godere). Hadjadj sostiene invece che c’è un profondo significato del sesso, che la carne è dotata di molto spirito, tanto che si può parlare di una vera e propria “mistica della carne” e ipotizza che il rifiuto della morale sessuale sia in realtà una paura dei sessi, in altri termini che le nostre arti del godere siano una fuga davanti alla sessualità che egli definisce come dramma.

Per l’autore il sesso è profondo e dramma perché l’uomo chiede una garanzia mistica per i propri amplessi, non fa mai solo sesso, né fa figli solo per continuare la specie; lo scopo del piacere potrebbe bastare ma l’uomo cerca la beatitudine, l’attesa del godimento c’entra con la questione della felicità. Per questo si può arrivare a dire che la preghiera nasce dalla carne stessa, lo stesso piacere non è mai solo questo. Perciò l’autore asserisce che il cattolico è il vero edonista. Ha la sua donna e va fino in fondo. Non passa tutto il tempo a chiedersi: “Oh, cosa succederà adesso? Che rischio sto correndo?”. E se il seme che ha immesso nella donna gli torna indietro sotto forma del viso di un figlio, la gioia è ancora più grande. (Appunto) Il piacere sessuale non sta solo nell’atto carnale, è anche la gioia di vedere il volto del proprio figlio: è piacere sessuale anche quello. L’atto carnale ha un’intensità di piacere molto forte e molto breve, poi c’è “una caduta”, tutta l’esperienza lo dice. Ma la gioia per l’arrivo di un figlio è un piacere che non si spegne.

Hadjadj, utilizzando espressioni forti, dice che non reggiamo la profondità dei sessi e che abbiamo un abisso in mezzo alle gambe. 1) Non la reggiamo giacché ci difendiamo con la continua esposizione del corpo, infatti il corpo nudo serve solo a nascondere quello che si è in realtà, la vera messa a nudo; il vero e supremo strip-tease consiste invece proprio nel coprire la parti inespressive (cioè appunto il corpo) e nel lasciar vedere le mani e il volto, così che possano offrirsi nella vera luce, ma questo vero scoprirsi fa paura. Se l’attenzione è solo sulla carne, ci si impedisce di vedere la persona, le sue domande, il suo mistero. 2) L’abisso tra le gambe, la ribellione tra le nostre cosce vuole insegnarci l’umiltà, è un castigo, nel senso vero del termine: etimologicamente castigare vuol dire rendere casti.

Come si può notare, siamo invitati a non trascurare, anzi a scoprire, il valore dell’unicità di ogni persona. Su questa linea, interessanti le osservazioni inerenti la dimensione tattile, implicata nell’atto sessuale. Citando Aristotele, l’autore osserva che, mentre per altri sensi come la vista e l’udito siamo inferiori agli altri animali, nel tatto noi li superiamo. E perché mai? L’autore comincia col dire che il valore di questo senso è che determina meglio il vicino e il lontano, infatti una cosa mi è vicina solo quando posso raggiungerla o esserne raggiunto. Il prossimo, osserva Hadjadj, è dunque colui che ho voglia di schiaffeggiare o che ha l’alito pesante, cosa ben diversa da generici amori per l’umanità o per la difesa dei diritti umani. Queste sono cose che “conducono l’uomo a lotte igieniche e inoffensive”. Infatti: “la filantropia si accontenta di una foto e manda un assegno; la Carità esige la prossimità fino al pugilato”. Ancora più in profondità: quando tocco, vengo io stesso toccato, perché nel tatto si percepisce sia se stessi che l’oggetto; la vista non ha questo potere perché vediamo le cose senza vederci contemporaneamente.

Ovviamente, il sesso non può esserci senza tatto: nell’amplesso “Anche la carne che sento e per mezzo della quale mi sento, mi sta sentendo e, pertanto, si sta sentendo… L’amplesso modella la nostra creta a immagine di quel giorno in cui uscì dalle dita di Dio. E’ come se ricevessimo una seconda volta il nostro corpo l’uno dall’altro, ce lo restituiamo l’un l’altro per intero.”

Con Mistica della carne, quindi, Fabrice Hadjadj fornisce grandi aiuti per capire che occorre ritrovare il vero maschile e il vero femminile: il maschile che è rivolto al femminile, il femminile che è rivolto al maschile. In modo che la donna orienti anche l’uomo verso il tempo lungo e l’interiorità. Questo femminismo della femminilità è una necessità. Quel che viene chiamato educazione sessuale in realtà è l’affermazione massiccia del fallico. Non solo è distruttivo, non solo fa della donna una preda dell’uomo, ma ne fa un sotto-maschio. Una specie di maschio difettoso che squilibra tutta la società.

 

Titolo Mistica della carne
Collana Grandi Saggi
Autore Fabrice Hadjadj
Editore Medusa Edizioni
EAN 9788876981890
Lunghezza 200 pagine
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