CON IL SERVICE-LEARNING, APPRENDIMENTO E SERVIZIO, UN FUTURO DA CITTADINI ATTIVI

Perché un giovane dovrebbe impegnarsi nello studio universitario, quali motivazioni siamo in grado di fornirgli? Prospettargli l’importanza dell’impegno accademico come mezzo di realizzazione individuale, risorsa per emergere nella giungla della vita, occasione per eccellere individualmente, per guardare gli altri dall’alto di una classifica gratificante? Allestirgli percorsi di studio sulla base dell’immediata spendibilità degli apprendimenti, far coincidere l’utile per il mercato con l’utilità personale? Una simile opzione appare ragionevole, convincente, trova molti sostenitori. La promessa che si fa alle giovani generazioni è che lo studio può essere la miglior strada per conseguire il successo individuale, per «fare carriera».

Ma c’è anche un’altra possibilità. Ai giovani può essere prospettato un senso non solo individuale ma sociale dell’impegno che si chiede loro, si può associarli ad una grande speranza, che è quella di partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Molte esperienze di volontariato dimostrano che essi sanno mobilitarsi e  impegnarsi  ancora di più quando viene prospettato loro uno scopo non solo vantaggioso individualisticamente, ma ricco di significato sociale. Tra le proposte che si possono fare agli studenti, ce n’è una che merita particolare attenzione, e che si va diffondendo velocemente nel nostro Paese. La denominazione più usata per indicarla è Service- Learning. Non si tratta di un’esperienza di volontariato, anche se raccoglie in sé i valori del volontariato; non si  tratta di un’esperienza puramente accademica, anche se lo studio vi riveste un’importanza fondamentale. Allora, di che si tratta? Proviamo a rispondere con un esempio.

Italo Fiorin

Se uno studente, nel suo tempo libero,  partecipando ad una associazione ambientalista, prende parte ad un’ iniziativa di pulizia del fiume e  dell’ambiente   circostante, fa del volontariato. Se lo stesso  studente,   all’interno di qualche corso di studi universitario, affronta temi di carattere ecologico e ambientale, può acquisire fondamentali conoscenze e sviluppare competenze significative, di apprendimento. Impegnarsi nel volontariato e impegnarsi nello studio sono azioni che appartengono a  due  distinte sfere dell’esperienza dello stesso studente. Ma proviamo a unire questi due ambiti distinti. Immaginiamo, cioè, che lo studente, impegnato nello studio dell’ambiente, venga coinvolto in un progetto di sensibilizzazione sociale e di intervento sull’ambiente, che si può realizzare grazie alle conoscenze e alle competenze sviluppate, ecco che la dimensione dell’apprendimento si incontra con la dimensione del servizio. Mettendo a disposizione di un progetto di miglioramento ambientale la propria competenza accademica, lo studente non rende solo un servizio alla sua comunità, ma anche a se stesso, perché il suo apprendimento sarà sicuramente  migliore, dal momento che avrà potuto sperimentare nella realtà, misurandosi con problemi veri, quanto l’università gli propone all’interno di una situazione artificiale. Si capisce così il significato di uno slogan spesso ripetuto, a proposito di Service-Learning: «Apprendere serve, servire insegna».

Ecco che cos’è il Service-Lear- ning: una proposta pedagogica che unisce la dimensione del «servizio» con la dimensione dell’ «apprendimento» , affinché gli allievi possano sviluppare le proprie conoscenze e competenze attraverso un servizio solidale alla comunità. La sua sfida è di impostare percorsi di studio nei quali apprendimento e servizio si confondono, e, fondendosi insieme, si rafforzano reciprocamente.

Si può fare? Molte esperienze, nel mondo, dicono di sì,  e ormai una vasta letteratura scientifica lo conferma. Gli studenti impegnati in proposte di Service Learning si mostrano molto più motivati, diventano non solo buoni cittadini, ma studenti migliori. Gli insegnanti riscoprono il senso sociale del loro lavoro, ritrovano il piacere di una professione non subordinata alle richieste di una cultura funzionalista e mercantile, ma indispensabile per ridare un nuovo umanesimo alla convivenza.

Tra le centinaia di definizioni che ormai appartengono alla letteratura sul Service Learning scegliamo quella di Andrew Furco, uno dei pionieri di questa proposta: «Il Service-Learning cerca di coinvolgere gli studenti in un’attività che intreccia il servizio alla comunità e l’apprendimento accademico».
È una definizione molto semplice, ma contiene in sé tutti gli elementi caratterizzanti, che possono così sintetizzarsi:

servizio solidale: non si tratta di fare dell’assistenzialismo, ma di rispondere ai bisogni emergenti della comunità;
protagonismo degli studenti: gli studenti hanno un  ruolo attivo in tutte le fasi di un progetto di Service-Learning, dall’analisi dei bisogni, alla progettazione, alla realizzazione, alla valutazione;
integrazione tra curricolo e servizio solidale: il Service-Learning non si colloca all’esterno delle attività didattiche, ma ne è parte

Collocare il Service Learning dentro il progetto didattico significa dare allo studio una curvatura sociale, offrendo agli studenti non semplicemente un percorso di studi utile in futuro, ma uno strumento significativo sul piano sociale e su quello della realizzazione personale. Portare gli studenti a misurarsi con problemi reali comporta inserire nel curricolo universitario una forte apertura alla realtà, nei suoi aspetti sociali, culturali, ambientali. La didattica, così intesa, diventa un invito all’incontro, all’uscita dalla autoreferenzialità, un contributo a capire i problemi del mondo di oggi.

Italo FIORIN
Direttore Scuola di Alta formazione Eis – Università Lumsa

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