CHIESA E UNIVERSITA’ VERSO UNA NUOVA ALLEANZA

Pubblichiamo un estratto dell’intervento del prof. Mons. Nunzio Galantino al Convegno Nazionale di Pastorale Universitaria tenutosi a Roma il 9 marzo 2018.

 

La Chiesa è consapevole della rilevanza che il mondo universitario ha nella formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese. La stagione universitaria è un tempo decisivo per la crescita della persona nella sua integralità e non può quindi essere considerata esclusivamente un momento di passaggio intermedio tra  l’adolescenza e l’età adulta, tra il tempo dello studio e quello del lavoro. L’Università non può neppure alimentare l’elenco dei cosiddetti «non-luoghi», quelli cioè in cui le relazioni restano anonime e le dinamiche spersonalizzanti. Essa è prima di tutto una comunità di apprendimento e di ricerca, nella quale il giovane coltiva degli orientamenti determinanti per il suo futuro, compie un serio discernimento circa il suo posto nella società e verifica le sue attitudini per metterle a servizio nella professione. Ritengo significativo che, in diversi paesi, cresca il dibattito a favore di una didattica incentrata sullo studente («Student-Centered Learning») e su nuovi modelli di orientamento: sono gli studenti infatti i principali destinatari per i quali l’Università è nata e si è sviluppata. Promuovere contesti relazionali che umanizzano lo studio e la ricerca aiuta l’Università a perseguire i fini stessi per cui essa esiste: l’elaborazione critica del sapere e la preparazione alla professione.

Convegno nazionale di Pastorale Universitaria marzo 2018

Sono invece l’eccesso di burocrazia, l’individualismo competitivo e la dittatura del mercato che snaturano l’Università. Un antidoto contro la spersonalizzazione dei processi formativi viene proprio dal mondo della pastorale universitaria: essa infatti scommette sull’accompagnamento personale, sull’incontro di gruppo, sul confronto intergenerazionale tra studenti e docenti, sul volontariato, su servizi calibrati alle necessità integrali delle persone. In secondo luogo, la Chiesa riconosce con rispetto la laicità del mondo universitario e ne auspica uno sviluppo positivo, non ideologico, fecondo di relazioni e di reciproci arricchimenti.  Una  laicità sana consente una collaborazione schietta, un pluralismo non di facciata, una rete sinergica di contributi tesi alla crescita delle persone, in particolare dei giovani, e al bene comune del Paese. Una laicità autentica non ha paura di aprirsi agli orizzonti della fede e della spiritualità, riconoscendo in essa una dimensione ineludibile della persona e della società. Laicità non è né indifferenza né contrapposizione.

L’Università ne è una testimonianza storica: essa è nata come incontro libero di alunni  e di insegnanti e la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale nei suoi inizi e nella sua diffusione. Guai se perdesse la caratteristica di essere un luogo dove il cammino alla ricerca del verità e del bene comune è messo al primo posto e procede grazie all’incontro tra professori e studenti con credenze, convinzioni e provenienze diverse gli uni dagli altri. Sono convinto quindi che, anche nel particolare contesto della formazione terziaria, si possa studiare – e realizzare – una nuova «alleanza» tra l’Università, la Chiesa e la società nel suo insieme. È certamente finito il tempo in cui l’Università si poteva concepire quasi come una società chiusa in se stessa. Lo stesso vale per la Chiesa e le altre istituzioni. Questo dialogo tra noi deve dunque crescere e strutturarsi, anche mediante espliciti accordi, collaborazioni specifiche e occasioni periodiche di incontro. Aiutiamoci a trovare insieme le forme più adatte di questo rapporto, a tutti i livelli: oltre a metterci in grado di rispondere meglio alla missione specifica di ciascuno, sarà il segno che vogliamo farci carico insieme di quel «diritto alla speranza» di cui parla il Papa e che i giovani ci chiedono sia loro riconosciuto non a parole ma con i fatti. Il primo terreno di incontro tra Chiesa e Università è quello della cultura. Una cultura e una scienza pienamente umane sono quelle che non restano chiuse in piccoli cerchi, patrimonio di élites privilegiate, né sono ridotte a un esercizio accademico o a strumenti di interessi particolari, ma vengono condivise nella  società a vantaggio di tutti, senza escludere nessuno dai propri benefici effetti. È questo il significato di fondo della «terza missione» dell’Università, che non va considerato come elemento accessorio o subordinato, ma come ambito con la stessa dignità della didattica e della ricerca.

Monsignor Nunzio Galantino

In questo ambito, la Chiesa si offre come partner di possibili collaborazioni. Alla Chiesa sta a cuore che la formazione culturale e l’acquisizione di competenze non siano isolate dalla realtà sociale e dagli obiettivi globali del nuovo millennio. I binomi cultura e vita, ateneo e società, formazione individuale e sfide sociali (come la crisi antropologica e socio-ambientale) sono binomi che non possono essere scissi e isolati. Chi ha la meravigliosa possibilità di trascorrere in Università gli anni fecondi della propria formazione – e quelli ugualmente generativi della propria professione – deve spendere ogni energia e intelligenza affinché ogni conoscenza sia messa a servizio di un mondo più giusto e fraterno, dei «diritti delle persone e dei popoli, dei più deboli, di chi è scartato, e del creato, nostra casa comune» (Papa Francesco, Bologna, 1 ottobre 2017). È l’appello a far sorgere uomini di pensiero e di azione, «votati alla ricerca di umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori d’amore, di amicizia, di preghiera e di contempla- zione» (Paolo VI, Populorum progressio, n. 20). E ciò non  è possibile se, fin dallo strutturarsi della vita universitaria, non siamo allenati al dialogo e all’incontro, a una interdisciplinarietà che corrisponde alla ricchezza multiforme della realtà e all’unità dell’esperienza umana nel cosmo.

Vorrei concludere rivolgendomi in modo particolare agli studenti, che sono la componente maggioritaria nell’Università. Papa Francesco a Bologna ricordava che «la ricerca del bene è la chiave per riuscire veramente negli studi e che «lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita». Con lui anch’io vi invito a non accontentarvi di piccoli sogni, ma a sognare in grande o, come amava  dire  Rosmini,  a «pensare in grande». Così cambierete le vostre vite, l’Università e la stessa Chiesa. È la ragione per cui il Sinodo sui giovani indetto dal Papa  per il prossimo ottobre ci tocca tutti da vicino. Non mancate, anche attraverso la pastorale universitaria, di far giungere il dono della vostra voce.

Nunzio GALANTINO
Segretario generale della CEI Ordinario di Antropologia
Facoltà  Teologica  dell’Italia Meridionale

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