La Banca del Fare

Certe parole italiane sono più scalognate di altre. Due esempi? Banca e fare. Fare è uno dei verbi più abusati: lo sovraccarichiamo senza pietà pur di non essere precisi. Il risultato? Un autentico verbo da soma: 43 significati più centinaia di locuzioni, sul Dizionario De Mauro. Quanto a banca, è difficile trovare un termine che susciti altrettanta diffidenza e incertezza.
A ristabilire il significato forte e positivo – di solido centro di raccolta e trasmissione, di concretezza nell’agire – c’è la Banca del Fare.
Progetto di formazione del Parco Culturale Alta Langa, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT, la Banca del Fare istituisce cantieri formativi di recupero dell’edilizia rurale, con finalità di presidio e cura del territorio. I cantieri (workshop) sono rivolti a tirocinanti di architettura e ingegneria, giovani professionisti, proprietari di casali e aziende. Così si genera uno scambio di conoscenze concreto e continuativo, che fornisce il sapere antico alla nuova generazione e nuove prospettive di sviluppo tecnologico alle antiche maestrie.
Banca del Fare dà risposta a problemi importanti del nostro tempo, come la perdita dei saperi produttivi e di gestione del luogo dove viviamo. Sono questioni capitali. Le nostre società si affollano per lo più in centri urbani, e delocalizzano in zone lontane la produzione di beni essenziali, come l’edilizia. In questo modo ciascuno di noi subisce una duplice perdita: quella dei saperi relativi a importanti beni primari che non siamo più in grado di produrre, e quella relativa alla cura diffusa del territorio.
La nostra autosufficienza ne risente, perché tagliamo fuori tutto un patrimonio di conoscenze consolidato nel tempo, che scaturisce da un confronto di generazioni con l’ambiente circostante. La Banca del Fare ci aiuta a contrastare questi problemi, proponendo un modello opposto. Lo abbiamo visto nel 2017: 14 docenti e relatori hanno tenuti 10 cantieri per un totale di 19 classi. Le materie, assai concrete: muratura in pietra, copertura tradizionale, solai in legno, scultura della pietra, intonaci in calce, pareti in legno, restauro mobili.
Ciliegina sulla torta: il Politecnico di Torino e l’Università Iuav di Venezia riconoscono dai 4 ai 6 crediti formativi per 2 settimane di frequenza. Un’opportunità attraente e sensata: da cogliere per gli studenti che vogliano integrare lo sviluppo tecnologico corrente con soluzioni tecniche sperimentate e di successo.

Marco Fioccardo

 

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