L’ANNO DELLE COSE FACILI

di Mons. Delpini – arcivescovo di Milano.

L’ANNO DELLE COSE FACILI. 

“Capisco che proporre cose facili possa sembrare offensivo, come si è offeso Naamàn, comandante dell’esercito del re di Aram, quando per guarire dalla lebbra Eliseo gli ordinò una cosa tanto facile come bagnarsi sette volte nel Giordano (cfr 2Re 5,10-11).

Tuttavia la vita è già tanto difficile, i rapporti con le persone sono già tanto complicati, le tribolazioni che irrompono nelle giornate sono tanto gravi, così non credo che anche il Padre misericordioso voglia aggiungere pesi sulle spalle dei suoi figli.
C’è infatti anche l’idea che il cristianesimo sia un peso in più: «Già le cose che si devono fare sono piuttosto pesanti; ebbene, se vuoi essere un bravo cristiano e andare in Paradiso, mettiti sulle spalle anche qualche altro dovere, rinuncia a qualche divertimento e annoiati un po’ di più degli altri!».
A dire la verità, il messaggio cristiano è stato annunciato come una promessa di liberazione, l’offerta di una comunione che offre sollievo e speranza e perciò una buona notizia, un Vangelo, si direbbe.
Pertanto, se dipendesse da me, proporrei come tema e proposta pastorale per le nostre comunità per l’anno, l’anno delle cose facili.
RICEVERE
«Il momento di grazia più facile e vicino è la Messa domenicale»
Una cosa facile è ricevere, accogliere la grazia di Dio. lasciarsi raggiungere dal suo amore: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. … Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (Dt 30,11.14).
Il momento di grazia più facile e vicino è la Messa domenicale: lì siamo tutti attesi e convocati per ricevere grazia su grazia. Pertanto si potrebbe proporre di ridurre o eliminare tante parole e tante riunioni e darsi tutti appuntamento alla Messa della domenica, che trasforma i molti in un cuor solo e un’anima sola e rivela la potenza di Dio che salva dalla morte. Ci sarebbero quindi buone ragioni per far festa alla domenica: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2.42).
CON LETIZIA E SEMPLICITÀ DI CUORE
«La letizia cristiana è facile perché è un dono dello Spirito»
Una cosa facile è sorridere, essere lieti. Non perché le cose vadano tutte bene, non perché tutti i desideri si realizzino, non perché non ci siano problemi e tribolazioni. La letizia cristiana, che si esprime sorridendo e seminando sorrisi, è facile perché è un dono dello Spirito: accompagna i discepoli nelle vicende quotidiane, i santi nelle coerenze difficili e persino i martiri incamminati verso il martirio. Se lasciamo tempo allo Spirito perché in noi germogli la gioia, sarebbero aboliti i lamenti Inutili e i malumori deprimenti. che contribuiscono a dissimulare l’attrattiva della vira cristiana.
«Se essere cristiani vuol dire lamentarsi dal mattino alla sera, come fanno tutti, allora tant’è!». Invece dei cristiani si dice: «prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (At, 2,46).
CONDIVIDERE
«Una cosa facile è imparare a vivere poveri»
Una cosa facile è imparare a vivere poveri, piuttosto che inseguire un avido e illusorio sogno di ricchezza.
Alle orecchie mondane la parola evangelica che proclama «beati voi poveri» (Lc 6,20) suona come una ridicola sciocchezza. Perciò la sapienza mondana ha indotto molti ad affannarsi per procurarsi cose, soldi, possibilità di sperperi e di capricci: una frenesia che sembra avere rubato l’anima alla gente.
La proposta pastorale invita a convertirsi al modo di pensare e di sentire di Cristo. Pertanto i discepoli cercano la loro sicurezza non nel conto in banca e in investimenti che promettono miracoli e assicurano delusioni, ma nella condivisione, nella scelta di una via sobria, nell’investire nella solidarietà. Fin dove si può spingere l’esercizio spirituale dell’ “abituarsi a fare a meno”?
«Avevano ogni cosa in comune, vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,44-45).
MOSTRARE UNA VIA POSSIBILE
«La conversazione è il linguaggio per parlare di cose serie in modo semplice»
Una cosa facile è conversare con gli amici, i colleghi, i vicini di casa. La conversazione non è la chiacchiera per non dire niente, non è la “lezione di dottrina” di chi presume di insegnare come risolverebbe i problemi che lui non ha, non è il comizio per conquistare consenso.
La conversazione è il linguaggio per parlare di cose serie in modo semplice e testimoniare una via possibile per una vita buona. La conversazione non teme di entrare negli argomenti decisivi che spesso sono taciuti per una reticenza imbarazzata: quando si dovrebbe parlare della vita, della morte, di Dio, del dolore, dell’amore, dell’uomo, della donna, della politica, della finanza, della povertà, del lavoro, dei figli, dei dogmi del presente e dei rischi del dissenso. Se ne può parlare e, se hai qualche cosa da dire che non si riduca a luoghi comuni, puoi offrire la testimonianza di un modo di vivere che, per quanto ordinario, è meraviglioso e riempie di stupore gli uomini e gli angeli. «…Godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,47-48)”.
Dalla rivista “La Fiaccola” agosto/settembre 2016, numero 8/9, pagg 8-9.
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