La Consolata

Il quadro posto in basso a sinistra, su cui hai appena cliccato per giungere qui, è quello della Consolata, una delle immagini della Madonna più cara ai torinesi, patrona della Diocesi.

La gente di Torino, da secoli, attribuisce alla Madre di Dio non solo il titolo di “Consolatrice”, ma anche di “Consolata”, cioè colei che in se stessa ha sperimentato la consolazione da Dio e la trasmette a noi che la invochiamo.

Il quadro è custodito e venerato nel santuario della Consolata

Agli inizi della storia della “consolata” si collocano due Vescovi: Massimo di Torino e Eusebio di Vercelli.

Verso l’anno 345 Eusebio, Vescovo di Vercelli, estendeva la sua giurisdizione su quasi tutto il Piemonte e, come primo Vescovo era considerato l’Apostolo di tutta la zona. Verso l’anno 380, nasce la diocesi propria di Torino con il suo primo Vescovo Massimo.

Significativo è il fatto che il vescovo Eusebio, ribellandosi all’imperatore Costanzo in difesa della verità cristiana contro un gruppo di eretici fu esiliato a Scitopoli in Palestina, proprio da questi luoghi Santi, secondo la tradizione, Eusebio portò e regalò a Massimo, Vescovo di Torino la preziosa immagine della Vergine. Da qui inizia la devozione Mariana Torinese.

Il quadro della Madre di Dio fu collocato nell’Oratorio dedicato a S. Andrea, (si trattava di una cappella) che ancora oggi rimane come luogo e come nome a costituire la parte inferiore del Santuario.

Nel IX secolo il quadro venne nascosto temporaneamente perché non fosse distrutto dagli eretici iconoclasti il cui intento era distruggere ogni tipo di immagine sacra considerata blasfema. La ripresa del culto pubblico alla Santissima Vergine venne verso il 1015.

Il primo Re d’Ialia: Arduino, ormai stanco dopo una vita avventurosa, si ritirò tra le mura dell’abbazia dei Benedettini. Qui ebbe una celebre visione: gli apparve la Beata Vergine chiedendogli la edificazione di tre chiese, una delle quali in Torino.

Arduino obbedì prontamente, e al figlio Guido affidò il restauro della cappella torinese, che fu restaurata e il quadro della Vergine fu esposto nuovamente alla venerazione dei fedeli.

Gli anni che seguirono furono difficili per i Torinesi, nel 1080 Torino fu devastata dai Saraceni, anche la cappella di S. Andrea fu destinata a restare, almeno in apparenza, un luogo di sterpi e di ortiche. Il quadro della Madonna rimase sotto le macerie, solo la torre rimase in piedi come una silenziosa sentinella. Ma in cielo si preparavano cose grandi per questo mucchietto di rovine.

Venne un miracolo che fece fiorire nuovamente la devozione alla Vergine: 20 giugno 1104. Ma questo miracolo aveva bisogno di un annunciatore coraggioso, Dio lo scelse, non tra i cittadini di Torino, ma dalla vicina Francia. Jean Ravais era nato e cresciuto in una normale e notabile famiglia di Briancon, nella vicina Savoia, ora in Francia, ma la sua vita era stata sempre diversa e come separata da quella di tutti gli altri, perchè Jean Ravais era cieco. Era una persona capace di intimo raccoglimento spirituale, era ricco nell’anima. Ai suoi occhi, per difetto naturale vuoti delle cose del mondo, il Signore svelò il segreto della conoscenza e della familiarità con Dio e con la Santissima Vergine.

Un giorno, la quiete della sua vita fu sconvolta da un’intima illuminazione durante la quale egli si sentì chiamato verso Torino, per ritrovare là un’antica immagine di Maria ora nascosta tra le rovine di un’antica cappella. Là lo voleva Maria con la promessa del recupero della vista – ecco premio e prova di Fede. Jean Ravais credette, ma non vi credettero gli altri.

Ma il cieco non si arrese, partì fra le disapprovazioni pietose. Non era strano viaggiare in quei tempi, strano era il motivo del viaggio. Viaggiavano molto i mercanti, ma quando in quel finire di giugno del 1104 comparve dalla strada di Francia attraversando le Alpi questo insolito e incerto pellegrino, la gente non sapeva darsi spiegazioni. Si stupiva ancora di più quando il pellegrino chiedeva dove fosse la cappella della Vergine, ma chiedendo della cappella distrutta, non poteva avere risposta: il poco che era rimasto in piedi era la torre e là il cieco fu condotto.

La gente presa dalla curiosità si radunò intorno a questo cieco che stava là piangendo e pregando alla torre di S. Andrea.

Il Vescovo Mainardo fu presto informato e dopo tre giorni di preghiere pubbliche che aveva indette al popolo, fece iniziare lo scavo.
Tra la meraviglia di tutti, presto tornò alla luce l’antica cappella di Arduino e poi, secondo l’antica documentazione, il quadro di Maria Santissima, né deteriorata, né guasta. Il prodigio si era proprio avverato, ancora più ravvivato dal fatto che il segno promesso si era verificato: la vista era tornata al cieco. Era il 20 giugno 1104, che da allora fu il giorno della festa della Consolata.

Il miracolo del 20 giugno mise Torino in una felice situazione di rinascita. Il quadro della Consolata entra a far parte della storia di un popolo. La cappella diventa un Santuario.

Nel 1706 la Consolata per voto cittadino viene proclamata Patrona del Capoluogo piemontese.

(adattamento da un testo di Sr. Serafina Sergi, missionaria della Consolata)

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